venerdì 12 febbraio 2016

Tracce di un mondo perduto (1a puntata)

Diario del CHELI

Nulla è più difficile che cancellare tutte le tracce del tempo passato, speso a domare la vita, rispettando le sue regole e accettando i suoi capricci.
Sono nato nel 1966 troppo tardi per vivere a pieno la vita rurale, ma in tempo per respirare gli ultimi odori di un mondo che sta scomparendo, sconfitto da una modernità che ci regala comodità in cambio del nostro tempo. Ho percepito il cambiamento della società, non sulla mia pelle, ma osservandolo mentre mi scorreva davanti, lento e inesorabile, come un cane affamato che divora il suo pasto. Ormai i bambini sono immersi nella società appena nati, subito grandi, seguono le mode e non vivono e forse non hanno più tempo per vivere l’infanzia-adolescenza come la mia.
Navigando tra i ricordi riesco a sentire ancora la campanella della scuola che annunciava l’inizio della giornata, di corsa fino a casa, un boccone e via.
Eravamo i ragazzi di Via Roma, Alessandro, Antonio, Corrado, Gabriele, Leandro, Massimiliano, Riccardo e Vincenzo, una allegra compagnia con tanta voglia di divertirsi. Il nostro luogo di ritrovo era il mio giardino, dove avevamo ricavato una piccola spiaggia che accoglieva le gare di formula uno, i giri d’Italia e all’occorrenza si trasformava in campo di battaglia per gli eserciti di soldatini.
Il nostro fornitore di giochi era il negozio del Gianni sito in Via Cavour, una posizione strategica nel paese vicino alla piazza principale, un passaggio obbligato per le mamme di ritorno dalla rosticceria, che risparmiando di cucinare un pasto dovevano pagare pegno.
La tattica era precisa, quando la mamma si avvicinava al negozio allungava il passo, era il momento di entrare in massima frenata e con uno scatto laterale inforcare la porta e salutare il Gianni, a quel punto il più era fatto.
Il titolare, mio mezzo parente ci accoglieva con un sorriso a trentadue denti, colloquiava con la mamma, mentre il bamboretto poteva dedicarsi alla scelta del giocattolo del giorno.
Il negozietto era stracolmo, soldatini di plastica, modellini di formula uno, palline con i ciclisti, giochi in scatola, armi giocattolo, c’era l’imbarazzo della scelta, e di sicuro non si usciva mai a mani vuote.
Nel corso degli anni di questi giocattoli ne abbiamo macinati diversi e del magnifico arsenale che avevo non ne è rimasto che piccole tracce, ma basta solo un soldatino ritrovato per far scattare il sorriso felice del “bimbo Riccardo”.

Continua...

1 commento:

  1. Ricordo anche io le mie visite al negozio del Gianni. Dopo I convenevoli di rito finivo sempre per acquistare I modellini auto della Burago che ho esposto a diverse festivita' italiane riscuotendo consensi e ammirazione del "Made in Italy". I ricordi di Gallicano sonbo piu' vivi che mai nella mia mente e apprezzo molto cio' che ho vissuto e appreso nel mio paese...Grazie per la bella pubblicazione...

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