lunedì 28 settembre 2015

Vi presento l'Aringo di Gallicano

Niente nasce per caso... nemmeno il titolo di questo nuovo giornale ha lasciato il suo nome al fato e la denominazione “L’Aringo” nasce per due motivi. 
Primo perché questo è uno dei luoghi simbolo di Gallicano, il paese lo vediamo sempre rappresentato così in foto e cartoline: il maestoso San Jacopo e davanti a sé il piazzale denominato appunto Aringo. Il secondo motivo è più viscerale, intimo e va a scavare in quell’anima ciarliera che è una caratteristica dei gallicanesi, lo spirito combattivo porta a dire sempre la nostra, a confrontarci, a discutere e così sarà anche per questo giornale; una voce libera di racconti, idee, progetti e notizie nel rispetto di tutto e tutti, un po’ proprio com’era l’Aringo nel Medioevo a Gallicano, un “parlatorio” a cielo aperto. 
Ma guardiamo di addentrarci un po’ nell’argomento e andiamo a scavare nella storia di quello che è ed era l’Aringo per Gallicano. Intanto andiamo a vedere l’etimologia del nome e veniamo a sapere che per gli Accademici della Crusca Arengo, Arringo e Aringo hanno lo stesso significato, e proprio la terza eccezione (anche se delle tre è la meno usata) è quella a noi gallicanesi più cara e familiare...ma andiamo avanti.
L’origine del nome va ricercata nel germanico hring (nel tedesco moderno ring) che significa appunto cerchio, anello inteso in questo caso come luogo di adunanza. Sembra che questa parola fu importata dagli Ottoni (casata di imperatori del Sacro Romano Impero) provenienti dalla Sassonia (Germania) nella sua discesa in Italia nel 962; fu infatti nel XII secolo che nacque a Gallicano e nell’intera Italia medievale l’Aringo, inteso proprio come luogo dove i cittadini si riunivano in assemblea per discutere dei problemi comuni ed eventualmente deliberare. 
La stessa assemblea si poteva chiamare concio o parlamentum e solitamente si svolgeva al cospetto della cattedrale, del duomo, o della chiesa principale; erano le uniche costruzioni ad avere una certa importanza ed avevano un decoro morale ed estetico. 
L’Aringo di Gallicano, inteso come riunione di cittadini, nacque insieme alla sua chiesa principale, San Jacopo, nel XII secolo. Abbiamo notizia di una delle prime assemblee intorno al 1150, quando Gallicano fu preda di un impulso di libertà. 
Il giogo feudale stava pesando ai gallicanesi; i nobili di Corsara e Vallecchia da Seravezza, padroni (nel vero senso della parola) del paese, avevano fatto tirare un po’ troppo la cinghia al popolo, che ridotto allo stremo aspirava a migliori condizioni di vita. Iniziarono i movimenti di ribellione e proprio sull’Aringo il popolo si riunì per la prima volta decidendo di fermare i soprusi. 
L’importanza dell’evento fu tale che anche negli anni a venire le riunioni sull’Aringo non furono più improvvise e occasionali, ma vennero convocate e presiedute dai nobili stessi di Corsara e Vallecchia; dal rischio di essere spodestati allo scendere a patti con i gallicanesi stessi. 
Vennero scelti i capi assemblea, i quali fissarono quattro adunanze l’anno nei mesi di marzo maggio luglio e settembre, oltre ogni volta che la straordinarietà del caso lo richiedeva; potevano intervenire tutti gli appartenenti a qualsivoglia classe sociale. L’assemblea era indetta dal magistrato cittadino che invitava il popolo a partecipare attraverso una campana (cum campana ad arengam) e deliberava per acclamazione al grido “fiat, fiat” (fatto, fatto). 
La delibera veniva così approvata e si approvava veramente di tutto: guerre, alleanze, disposizioni di territori, diatribe interne, elezione dei pubblici ufficiali che in loco prestavano giuramento. Tutto nasceva nell’allora indissolubile connubio con la Chiesa, perché oltre a svolgersi incontri con i cittadini, nell’Aringo si svolgevano anche incontri religiosi. 
A Gallicano il tutto avveniva esclusivamente nel piazzale antistante al duomo di San Jacopo. Ma com’era disposto e organizzato l’Aringo? Innanzitutto vi era un luogo per oratori, la cosiddetta “Parlera”, a cui accedevano il magistrato cittadino, le autorità o il pievano. 
A Gallicano ancora oggi vi sono tracce di questa “Parlera”; nella facciata di San Jacopo, tra il campanile e la scalinata d’ingresso, si possono ancora vedere sul muro (vedi foto a sinistra) la presenza delle due vecchie pietre colonnari che formavano un portale, oggi murato, con sopra un arco in pietra scolpita (due serpenti, di raffigurazione gotica), a cui si accedeva dall’interno della chiesa. 
Il portale era molto stretto, appena di passaggio per una persona, alto circa due metri ed attraverso questa piccola porta si poteva accedere ad un palco forse coperto da un tettuccio. Con il passare dei secoli le adunanze per acclamazione divennero un lontano ricordo, ed il modo di gestire la cosa pubblica cambiò radicalmente: potere trasferito ai comuni e cittadini che avevano la possibilità di eleggere un loro rappresentante. 
L’Aringo fu trasferito nelle cosiddetta casa comunale, oggi Palazzo Bertini, e proprio sopra il porticato d’ingresso vi è una terrazza che nel passato poteva svolgere il ruolo di “Parlera”; dalla terrazza venivano annunciate le decisioni prese dinanzi a quella che non a caso oggi si chiama Piazza del Popolo. 
Nel cuore di tutti i gallicanesi però rimane e rimarrà sempre l’Aringo di San Jacopo.

Paolo Marzi

"L'Aringo - Il Giornale di Gallicano" - anno 1 numero 1 maggio 2015

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