Niente nasce per caso... nemmeno il
titolo di questo nuovo giornale ha lasciato
il suo nome al fato e la denominazione
“L’Aringo” nasce per due motivi.
Primo perché questo è uno dei luoghi
simbolo di Gallicano, il paese lo vediamo
sempre rappresentato così in foto
e cartoline: il maestoso San Jacopo e
davanti a sé il piazzale denominato
appunto Aringo. Il secondo motivo è
più viscerale, intimo e va a scavare in
quell’anima ciarliera che è una caratteristica
dei gallicanesi, lo spirito combattivo
porta a dire sempre la nostra,
a confrontarci, a discutere e così sarà
anche per questo giornale; una voce
libera di racconti, idee, progetti e notizie
nel rispetto di tutto e tutti, un po’
proprio com’era l’Aringo nel Medioevo
a Gallicano, un “parlatorio” a cielo aperto.
Ma guardiamo di addentrarci un po’
nell’argomento e andiamo a scavare
nella storia di quello che è ed era l’Aringo
per Gallicano. Intanto andiamo a vedere
l’etimologia del nome e veniamo
a sapere che per gli Accademici della
Crusca Arengo, Arringo e Aringo hanno
lo stesso significato, e proprio la terza
eccezione (anche se delle tre è la meno
usata) è quella a noi gallicanesi più cara
e familiare...ma andiamo avanti.
L’origine del nome va ricercata nel germanico hring (nel tedesco moderno ring) che significa appunto cerchio, anello inteso in questo caso come luogo di adunanza. Sembra che questa parola fu importata dagli Ottoni (casata di imperatori del Sacro Romano Impero) provenienti dalla Sassonia (Germania) nella sua discesa in Italia nel 962; fu infatti nel XII secolo che nacque a Gallicano e nell’intera Italia medievale l’Aringo, inteso proprio come luogo dove i cittadini si riunivano in assemblea per discutere dei problemi comuni ed eventualmente deliberare.
L’origine del nome va ricercata nel germanico hring (nel tedesco moderno ring) che significa appunto cerchio, anello inteso in questo caso come luogo di adunanza. Sembra che questa parola fu importata dagli Ottoni (casata di imperatori del Sacro Romano Impero) provenienti dalla Sassonia (Germania) nella sua discesa in Italia nel 962; fu infatti nel XII secolo che nacque a Gallicano e nell’intera Italia medievale l’Aringo, inteso proprio come luogo dove i cittadini si riunivano in assemblea per discutere dei problemi comuni ed eventualmente deliberare.
La stessa assemblea si
poteva chiamare concio o parlamentum
e solitamente si svolgeva al cospetto
della cattedrale, del duomo, o
della chiesa principale; erano le uniche
costruzioni ad avere una certa importanza
ed avevano un decoro morale
ed estetico.
L’Aringo di Gallicano, inteso
come riunione di cittadini, nacque
insieme alla sua chiesa principale, San
Jacopo, nel XII secolo. Abbiamo notizia
di una delle prime assemblee intorno
al 1150, quando Gallicano fu preda di
un impulso di libertà.
Il giogo feudale
stava pesando ai gallicanesi; i nobili di
Corsara e Vallecchia da Seravezza, padroni
(nel vero senso della parola) del
paese, avevano fatto tirare un po’ troppo
la cinghia al popolo, che ridotto allo
stremo aspirava a migliori condizioni di
vita. Iniziarono i movimenti di ribellione
e proprio sull’Aringo il popolo si riunì
per la prima volta decidendo di fermare
i soprusi.
L’importanza dell’evento
fu tale che anche negli anni a venire
le riunioni sull’Aringo non furono più
improvvise e occasionali, ma vennero
convocate e presiedute dai nobili stessi
di Corsara e Vallecchia; dal rischio di
essere spodestati allo scendere a patti
con i gallicanesi stessi.
Vennero scelti i
capi assemblea, i quali fissarono quattro
adunanze l’anno nei mesi di marzo
maggio luglio e settembre, oltre ogni
volta che la straordinarietà del caso lo
richiedeva; potevano intervenire tutti
gli appartenenti a qualsivoglia classe
sociale. L’assemblea era indetta dal magistrato
cittadino che invitava il popolo
a partecipare attraverso una campana
(cum campana ad arengam) e deliberava
per acclamazione al grido “fiat, fiat”
(fatto, fatto).
La delibera veniva così
approvata e si approvava veramente di
tutto: guerre, alleanze, disposizioni di
territori, diatribe interne, elezione dei
pubblici ufficiali che in loco prestavano
giuramento. Tutto nasceva nell’allora
indissolubile connubio con la Chiesa,
perché oltre a svolgersi incontri con
i cittadini, nell’Aringo si svolgevano
anche incontri religiosi.
A Gallicano il
tutto avveniva esclusivamente nel piazzale
antistante al duomo di San Jacopo.
Ma com’era disposto e organizzato
l’Aringo? Innanzitutto vi era un luogo
per oratori, la cosiddetta “Parlera”, a cui
accedevano il magistrato cittadino, le
autorità o il pievano.
A Gallicano ancora
oggi vi sono tracce di questa “Parlera”;
nella facciata di San Jacopo, tra il campanile
e la scalinata d’ingresso, si possono
ancora vedere sul muro (vedi foto
a sinistra) la presenza delle due vecchie
pietre colonnari che formavano un
portale, oggi murato, con sopra un
arco in pietra scolpita (due serpenti, di
raffigurazione gotica), a cui si accedeva
dall’interno della chiesa.
Il portale era
molto stretto, appena di passaggio per
una persona, alto circa due metri ed attraverso
questa piccola porta si poteva
accedere ad un palco forse coperto da
un tettuccio. Con il passare dei secoli
le adunanze per acclamazione divennero
un lontano ricordo, ed il modo
di gestire la cosa pubblica cambiò radicalmente:
potere trasferito ai comuni
e cittadini che avevano la possibilità
di eleggere un loro rappresentante.
L’Aringo fu trasferito nelle cosiddetta
casa comunale, oggi Palazzo Bertini, e
proprio sopra il porticato d’ingresso vi
è una terrazza che nel passato poteva
svolgere il ruolo di “Parlera”; dalla terrazza
venivano annunciate le decisioni
prese dinanzi a quella che non a caso
oggi si chiama Piazza del Popolo.
Nel
cuore di tutti i gallicanesi però rimane e
rimarrà sempre l’Aringo di San Jacopo.
Paolo Marzi
"L'Aringo - Il Giornale di Gallicano" - anno 1 numero 1 maggio 2015
Paolo Marzi
Nessun commento:
Posta un commento